LE NOSTRE LAND

La prima Land: l'iniziazione
Era la primavera del 1970 quando ci siamo messi alla ricerca di un mezzo che fosse adatto ai nostri week-end in campeggio libero sul fiume Sesia e alle uscite di caccia di Giovanni. Girando tra le auto usate di un rivenditore, lei attirò subito la nostra attenzione: bella, color sabbia, il doppio tetto tropicale, la ruota di scorta sul cofano; ed è stato amore a prima vista.
Si trattava di uno dei primi esemplari di Land Rover Serie II, prodotta nel 1958, con motore benzina 2286 cc, che erogava ben... 78 cavalli.  All'epoca poche Land circolavano in Italia ed eravamo spesso oggetto di curiosità.


La seconda e la terza Land: il grande raid africano
La Land Rover in quegli anni era sinonimo di Africa e noi abbiamo cominciato a sognare un viaggio nel Sahara. La nostra prima Land non era affidabile per un lungo viaggio perciò abbiamo acquistato una Serie III, 88 Station Wagon, cui si è aggiunta una Land 109 comprata in un parco di mezzi dismessi dalla Nato. Entrambe le vetture sono state preparate e camperizzate per un lungo raid africano, seguendo i suggerimenti del "guru" dei viaggi in Land Rover, l'indimenticato Nino Cirani.
Con queste due Land la nostra famiglia, cioè Giovanni ed io, i miei genitori e il mio fratellino, tutti insieme abbiamo compiuto il viaggio della nostra vita: 4 mesi nei deserti africani; 14 Paesi attraversati; 23.000 km macinati su piste massacranti. Era il 1975.























La quarta Land: il divertimento
Una sera di un paio d'anni dopo decidiamo di cenare da amici in centro a Milano e lì posteggiamo la macchina. Quando scendiamo per rincasare la Land non c'è più: rubata! E' stato un dispiacere profondo, perché quella non era una semplice vettura, ma la co-protagonista delle nostre avventure. Dovevamo sostituirla, e con cosa, se non con un'altra Land Rover? Questa volta la scelta è caduta su una vettura leggera, che ci permettesse di fare del fuoristrada nostrano, per cui abbiamo acquistato una 88 Serie III telonata, che è stata al centro di tante scorribande tra greti di fiume e boschi delle nostre parti. Il vizio dei lunghi viaggi all'estero però non ci era passato e per rimediare all'impossibilità di "camperizzare" la telonata ci siamo dotati di una piccolissima roulotte in vetroresina, la Nocciolina, con la quale abbiamo fatto degli splendidi viaggi in Scandinavia. Ahimè la roulottina non reggeva il fuoristrada, si sfasciava e dovevamo rappezzarla continuamente.

























La quinta...Uaz: il tradimento
Agli inizi degli anni '80 abbiamo deciso di comprare una Land passo lungo per un primo avventuroso viaggio nell'allora quasi sconosciuta Islanda. Ma un contrattempo col rivenditore ha innervosito Giovanni, che è arrivato a casa con una "Pagnotta", cioè un fuoristrada Uaz furgonato. E' stato il nostro unico tradimento all'ovale verde. Con quel mezzo abbiamo viaggiato non solo in Islanda, ma anche in Africa, con grande mia soddisfazione, perché l'abitacolo era molto capiente ed avevamo potuto trasformarla in un comodo camperino. Tuttavia la limitata affidabilità meccanica del furgone russo ci ha indotto a disfarcene, appena prima che cadesse a pezzi.























La sesta Land: avventure nei deserti
Eccoci al nostro sesto fuoristrada: una bella One Ten (110) modello "County" di colore grigio. Su quella Land abbiamo realizzato un allestimento interno perfetto per le nostre esigenze, al punto che quegli stessi mobiletti sono stati montati sulle successive Land e li usiamo ancora oggi, con poche modifiche.
In quegli anni Giovanni aveva studiato l'uso del sestante marino e dei relativi accorgimenti necessari ad utilizzarlo a terra con un orizzonte artificiale. Era tra i pochi automobilisti in grado di viaggiare in fuoripista nei deserti. Con la County abbiamo effettuato viaggi islandesi e sahariani, il più indimenticabile dei quali è stato una "diretta" da Agadez al Massiccio di Termit, nel sud-est del Niger.



La settima Land: vietata ai superstiziosi
E' il Dicembre 1990; siamo nel Sahara e mostriamo con orgoglio la nostra nuova One Ten Turbodiesel, di colore rosso fiammante. Ma i nostri amici Touareg scuotono il capo: il rosso non è un colore beneaugurante, secondo loro.  Noi non siamo superstiziosi, ma in quel viaggio abbiamo inanellato una serie incredibile di inconvenienti, che qui riassumo sommariamente (ma meriteranno un post a parte).
1° problema.  Nel sud-est dell'Algeria stiamo seguendo una pista lungo l'oleodotto, pur sapendo che è vietata. Ad una sosta Giovanni controlla il motore e con orrore scopre un gatto nero morto, che era andato ad infilarsi nella ventola. Estrae la carcassa, si gira, ed ecco apparire una Toyota della Polizia Algerina........
2° problema. Arrivati a Djanet andiamo a vedere un famoso graffito: "la vache qui pleure", che si trova al di là di alcune dune. E' sera e con il sole negli occhi Giovanni non vede il cordone verticale di una duna. La macchina si impenna e ci ribaltiamo.......
3° problema. E' il 17 gennaio 1991 e scoppia la prima Guerra del Golfo. Noi siamo nel profondo Sud dell'Algeria, la macchina è incidentata, ma il peggio è che l'umore degli algerini è mutato radicalmente. Non ci resta che abbandonare il mezzo, prendere il primo aereo e tornare in Italia.....
4° problema. Alcuni mesi dopo, un amico Touareg riesce a riportarci la Land a Marsiglia. Ma al momento dello sbarco sia lui che noi veniamo fermati dalla polizia francese perché sospettati di contrabbando di droga.....
Il bello è che tutti questi inconvenienti alla fine si sono risolti positivamente, a riprova che il malocchio non esiste.





Seguirà la descrizione della nostra ottava Land

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